La Corte in bici: la leggenda del “Tombon” de San Marc

Dal 18 al 28 marzo, il centro commerciale La Corte Lombarda di Bellinzago, in collaborazione con l’ASD Obiettivo Sport, organizza “La Corte in bici”. Una dieci giorni interamente dedicata al mondo delle due ruote a pedali: al suo interno, domenica 20 marzo, la “Martesana bike day”, una lunga pedalata lungo il Naviglio Martesana dedicata ad appassionati delle due ruote e della natura.
Lo scrittore Giancarlo Mele, autore dei libri “La Martesana è bella anche in bici” e “Leggende della Martesana”, ci accompagna nella storia del naviglio che collega Milano con il fiume Adda.
(qui la leggenda del Naviglio Martesana)

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Il “Tombon de San Marc”

Se si confrontano i tanti quadri di Angelo Inganni che riproducono San Marco in Milano alla metà dell’Ottocento con immagini odierne del quartiere si fa fatica a riconoscerlo. Il grande vedutista amava riportare nel dettaglio costumi ed abitudini della gente di Brera e questo ci consente di rilevare quanto sia cambiato quest’angolo di Milano.

È passato meno di un secolo da quando la chiusura dei navigli interni ha portato alla copertura anche del “laghetto”, il caratteristico porticciolo in cui confluiva un tempo il Martesana. In corrispondenza dei bastioni si apriva a quei tempi il “Tombon”, un canale stretto e lungo presso cui c’era la garitta dei gabellieri incaricati di riscuotere il dazio d’ingresso delle merci. Brera era all’epoca un vivace quartiere popolare e “bohemienne”.

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La conca dell’Incoronata

All’uscita del “Tombon” il naviglio si immetteva prima nella conca detta dell’Incoronata (per la vicinanza dell’omonima chiesa), quindi sottopassava all’altezza dell’odierna Montebello l’omonimo ponte per immettersi nel “laghetto”. Da qui il Martesana finiva nella cerchia interna in corrispondenza della chiesa di San Marco. Lungo le rive del laghetto si sono fermati a conversare, tra gli altri, Stendhal che amava quest’angolo di Milano per le mille suggestioni create dal canale e dai suoi ponti.

Non tutti sanno però che in San Marco, prima del porto, sorgeva uno dei principali cimiteri cittadini. Secondo un’accreditata versione il nome “Tombon” deriva proprio da questa circostanza. La leggenda vuole che fu proprio l’aver turbato i morti nel loro sonno eterno a portare conseguenze nefaste al laghetto. Il fatto che il Martesana, nel suo ultimo tratto, raccogliesse le acque del Seveso, cedendole in parte al Redefossi, comportava infatti all’altezza del Tombon e del vicino ponte di Montebello frequenti mulinelli e correnti d’acqua. Chi aveva la sventura di cadere in acqua in quel punto veniva spesso risucchiato dalla corrente. La credenza popolare voleva che fossero proprio i morti dell’antico cimitero di San Marco a ghermire gli sventurati.

Per questo motivo, Montebello divenne tristemente noto come il “ponte dei suicidi” in

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Lo scrittore Giancarlo Mele

quanto vi arrivavano in parecchi che, per motivi vari, decidevano di farla finita e sparire. Alla leggenda del “ponte dei suicidi” ed alle frequenti apparizioni di fantasmi lungo le rive del laghetto fanno riferimento, tra gli altri, Filippo Turati e Riccardo Bacchelli che soggiornarono a Brera.

C’è anche chi sostiene che l’aver coperto il laghetto non è servito a placare gli ospiti dell’antico cimitero. Attenti quindi a passeggiare la sera da queste parti…

Info “Martesana Bike Day” e “La Corte in bici”: obiettivosport.web@gmail.com, 334.1456374

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